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Romanitas di Sophia McDougall

sabato settembre 1, 2007

Recensione di Sophia McDougall, Romanitas.

Il primo romanzo della giovane autrice Sophia Mc Dougall è certamente una delle più affascinanti letture degli ultimi tempi, degna erede di grandi autori come J.R.R. Tolkien o l’amatissima, certamente dai cultori del fantasy, Marion Zimmer Bradley.
Sebbene non sia un fantasy nel senso stretto del termine, perché non ci sono popoli di druidi o sacerdotesse da salvare in un’epoca mitica e mitologica che si sogna ed auspica sia esistita, o non ci siano elfi ed hobbit di una fantastica Terra di Mezzo che lottano contro l’espandersi del male o draghi e giovani eroi del mondo di Fantàsia che combattono contro il nulla -si pensi a La Storia infinita di Michael Ende-, che tutto inghiotte e cancella, sin dalla prima pagina di questo corposo racconto si viene rapiti dal vortice degli eventi e dalle ‘voci’ dei personaggi protagonisti di un impero romano mai caduto, anzi ancora vivo e spettacolare come doveva essere a suo tempo.
La trama degli accadimenti è studiata nei minimi dettagli per condurre il lettore all’interno dello scenario, al punto da renderlo partecipe della storia e scegliere di volta in volta in quale personaggio immedesimarsi o contro cui schierarsi per tentare di pilotare il finale nella direzione della giustizia.
Il racconto, i dialoghi e le pause raggiungono il massimo della spontaneità e lo stile è giovane, scorrevole e spigliato. Si percepisce sin dall’inizio che la McDougall è una brillante autrice teatrale.


L’ambientazione. È estremamente affascinante risalire a come poteva essere la storia dell’umanità se solo un evento non fosse accaduto. È proprio quell’evento non svoltosi che cambia lo scenario attuale. È una specie di applicazione della teoria scientifica del multiverso, la presenza di una miriade infinita di universi paralleli creatisi dalle varie possibilità di svolgimento degli eventi. O, ancora, la ‘storia del se fosse’, di cui Umberto Maiorca è latore ufficiale nel nostro periodico “Storiadelmondo”.
A margine del volume è proposta una cronologia alternativa degli eventi storici al fine di ricostruire la ‘nuova’ storia dell’Impero romano. Ci si trova, quindi, immersi in un mondo la cui cartina geografica è segnata da confini nuovi, o meglio più che nuovi diversi, caratterizzati dai nomi che effettivamente i nostri antenati avrebbero dato alle terre scoperte, ad esempio, Mexica o Inca, o Terranova, facenti straordinariamente parte integrante dell’Impero Romano.
La Nionia - geograficamente odierno Giappone e parte del Pacifico - è, invece, il nemico del contemporaneo Impero romano ab urbe condita 2757, l’impero non assoggettato, che è necessario tenere a bada ai confini più remoti. Solo un’altra parte del globo non è Impero romano, resosi indipendente -sempre relativamente alla storia ipotizzata- di recente: il sud dell’Africa. Tutto il resto è Roma, la grande, immensa Roma.
Interessante e straordinaria è la traslitterazione di termini attuali in una specie di latino evoluto inglesizzato o in un inglese tecnologico latinizzato, nel senso che trovandosi in un impero romano del 2004 la tecnologia è simile a quella attuale, ma non può avere i termini a noi noti perché, come detto, la storia non è quella che conosciamo noi, è completamente diversa, pertanto il linguaggio, che è specchio della società dell’uomo, è differente. Si trovano, dunque, termini come longdictor o longvision, di cui non si vuole svelare il significato per lasciare il gusto al lettore di scoprirlo.


Come si è già rimarcato più volte, il romanzo è ambientato in un ipotetico Impero romano contemporaneo. Il primo elemento che salta all’occhio del lettore è l’eclatante assenza del Cristianesimo, sconfitto e cancellato poco dopo le sue origini. I Padri della Chiesa e Sant’Agostino, perni teologici e concettuali dell’essenza e sussistenza del Cristianesimo, non sono mai esistiti o, anche ammettendo la loro esistenza, non hanno svolto quel ruolo di ‘confermatori’ della nuova religione, quella che, sì, ha cambiato la storia dell’uomo.
La conseguenza più sbalorditiva è l’assenza della contrapposizione occidente/oriente. Infatti, anche l’Islam non può avere origine senza il Cristianesimo. L’Ebraismo stesso si configura come qualcosa di particolare, certamente non a larga diffusione. Quindi questo Impero romano del 2000 risulta essere una società in cui il paganesimo è radicato e il culto degli Dei rappresenta il massimo dell’espressione religiosa. Si viene immersi, dunque, soprattutto all’inizio ed al termine del romanzo, in una Roma dai marmi splendenti, dai templi alti e dai fori spaziosi, nella quale ancora vive il fasto della Domus Aurea.


I protagonisti e la trama. Tre i protagonisti principali: uno schiavo condannato alla crocifissione, sua sorella decisa a salvarlo e l’erede dell’Impero, unico uomo che può dare una svolta decisiva alla sua storia e garantirne l’esistenza. Tra di loro nasce un legame indissolubile, anche tormentato, ma sincero e leale, come può essere tra persone che credono negli stessi ideali. Numerosi i co-protagonisti che compaiono sulla scena e che coadiuvano lo svolgimento della storia. Divertente e straordinariamente attuale la descrizione di un minuscolo paese in mezzo alle Alpi, nel cuore dell’Impero, dove gli abitanti mantengono il loro linguaggio non latinizzato e nascondono schiavi e ribelli.
Una, questo il nome dell’assoluta protagonista femminile, è una giovane donna tenace, con il potere di entrare nell’animo e nella mente degli altri. Il fratello, Sulien, ha un potere analogo, ma in un certo senso opposto: può entrare nelle viscere e nel ‘meccanismo’ del corpo umano per guarirlo. Sono entrambi due guaritori, ma lei scoprirà di poterlo essere solo alla fine del romanzo. Fine che, purtroppo e per fortuna, non è una fine.
Marco, l’erede dell’Impero, infatti, vittima di una congiura che ha visto l’assassinio dei suoi genitori (ops… non lo si era detto! E non si dirà altro… dovete leggere il libro!), non è ancora al sicuro e la storia s’interrompe proprio nel momento del ‘e vissero felici e contenti’… che non c’è e lascia in attesa, impaziente almeno per la sottoscritta, di acquistare il secondo e poi il terzo volume della saga. Per sperare che, nemmeno allora, si giunga alla fine.



Sophia McDougall, Romanitas. 2757 A.U.C. L’Impero Romano vive ancora, Newton e Compton editori, 2006, pp. 551, € 9,90.
Roberta Fidanzia

Editoria, Recensioni

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